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martedì 3 gennaio 2012

speciale musica e harraga.

 speciale musica e harraga. 


Speciale musica e harraga: Yammi


Balti, classe 1980, è uno dei musicisti più conosciuti in Tunisia. Nato e cresciuto nellaqasbah di Tunisi, Balti si è affacciato sulla scena del hip hop tunisino nel 2003, con il suo primo disco. Ma gli album che l'hanno lanciato sono "Il nostro vero mondo" del 2006 e "L'album prima della bomba" del 2009. Durante la rivoluzione del gennaio scorso, quando El General, il giovane rapper di Sfax, venne arrestato dal regime di Ben Ali per i suoi testi contro la dittatura, molti accusarono Balti per il suo silenzio. Lui per recuperare credibilità ha da poco pubblicato il nuovo album: Baltiroshima, in cui ce n'è per tutti, sebbene a giochi fatti... Ad ogni modo, di quell'album fa parte anche questa splendida canzone. Si intitola Yammi, mamma. Ed è una lettera struggente a una madre. Scritta di getto da un ragazzo dei quartieri popolari di Tunisi, la notte prima della traversata in mare per Lampedusa. Sa che ha una buona probabilità di morire in mare, e sente il bisogno di dire alla madre quanto l'ha amata, e quanto in fondo questo viaggio sia anche per lei. Perché se non morirà, ritornerà da uomo, a testa alta, e la farà felice. Di seguito trovate il testo tradotto in italiano. Leggetelo e fatelo girare. Sarebbe bello che queste parole arrivassero a ogni madre italiana. Insieme alle fotografie della Spoon River Lampedusa. E insieme alle paure e alle preghiere di tutti i figli che "baciano la madre sulla fronte prima che l'acqua se li porti via".

Fuga di capodanno al Cie di Torino

Altra festa, altra fuga. Quattro reclusi del centro di identificazione e espulsione (Cie) di Torino sono riusciti a fuggire in seguito a una rivolta a cui hanno partecipato una ventina di reclusi dell'area blu la notte di capodanno. Si tratta della seconda evasione riuscita di dicembre, dopo la grande fuga di Natale, quando 21 persone erano riuscite a tornare in libertà. A differenza di quanto accaduto a Natale però, questa volta le forze dell'ordine di guardia al Cie erano state allertate del rischio di fuga. Secondo quanto riferisce il sitoMacerie infatti, il giorno prima era stato rintracciato un seghetto durante una perquisizione nelle gabbie. Segno evidente che qualcuno aveva un piano di fuga. E infatti poco prima di mezzanotte una squadra di agenti ha fatto ingresso nell'area circostante le gabbie per dissuadere i reclusi da ogni piano di fuga. Ma una ventina di reclusi dell'area blu ha deciso di provarci lo stesso. E una volta sfondato il cancello dell'area si sono scontrati con gli agenti, sfidando lacrimogeni e manganellate per guadagnarsi un passaggio verso il cancello della vecchia entrata su corso Brunelleschi, da dove è facile scavalcare. Alla fine in cinque sono riusciti a saltare di là dal muro. Uno di loro però, un cittadino senegalese, è stato rintracciato e riportato in gabbia dopo una colluttazione con un'agente di polizia per la quale sarà presto processato. Gli altri quattro invece sono riusciti a dileguarsi. Ricordiamo che erano detenuti per scadenza del permesso di soggiorno. E che la legge italiana prevede in questi casi 18 mesi di reclusione nei Cie, salvo previa espulsione. Come dire che, se è vero che come dice la Costituzione la libertà individuale è un diritto inviolabile, il ritorno in libertà dei quattro ci pare una buona notizia.

Speciale musica e harraga: Sardinia Harraga


Lui si chiama Azzedine Nebili, Azzou in arte. E insieme a Ismail e Dj Bdri froma il gruppo rap Hood Killer attivo sulla scena algerina ormai dal 1998. Harraga è uno dei suoi ultimi pezzi ed è dedicato ai ragazzi dei quartieri popolari di Annaba partiti negli ultimi cinque anni sulla rotta per la Sardegna. Questa canzone è un viaggio, "un viaggio per la Sardegna". Lo dice Azzou nel suo testo: "Vieni che ti racconto come per poco non ci rimanevamo". Dentro c'è tutto. La pena di una vita senza prospettive e la scelta, quasi inevitabile, di bruciare la frontiera. "Il mio destino è la barca, ma parto a malincuore, perdonami mamma, perdonami papà, paese mio ti amo ma dio ha deciso per me". Il resto è una specie di reportage. L'organizzazione della traversata con gli amici, l'acquisto della barca e del gps, la paura di morire in mare, le preghiere e finalmente il salvataggio al largo della Sardegna. Dell'Italia c'è soltanto il centro di detenzione di Elmas, a Cagliari e un'espulsione che arriva dopo dieci giorni "che diresti dieci anni" per tutte le umiliazioni subite. Lavati come pale, legati come pecore, e trattati come appestati: "Viene da noi un italiano che ci parla a gesti, ci si rivolge da lontano neanche avesse paura della peste". Anche per Azzou, come per Lotfi, il pezzo si chiude con un pensiero alle centinaia di ragazzi di Annaba dispersi in mare. "Noi grazie a dio ci siamo salvati, guarda chi è morto, la loro vita è finita senza un senso, una madre aspetta il figlio e un pesce lo ha mangiato". Buon ascolto. E buona lettura, perché di seguito trovate l'intero testo tradotto dal darija algerino all'italiano.

Speciale musica e harraga: Ah ya lebhar


Lotfi o si ama o si odia. Perché i suoi sono testi senza mezze misure. La sua fama di cantante ribelle se l'è guadagnata fin dagli esordi. Era il 1997 e la polizia interruppe un suo concerto in un teatro di Annaba, per censurare i contenuti delle sue canzoni. Finì con una mezza sommossa e con Kamikaz, il primo album registrato all'età di 26 anni con l'amico Waheb, con cui forma il duo Double Kanon. Da allora ogni anno è un successo. Album come Kamikaz, Kondamné, Kanibal, Lakamora, Kauchmar lo hanno consacrato come il re del rap algerino. E dall'album Kauchmar (2008) è tratto questo pezzo. Si intitola "Ah ya lebhar", che vuol dire "Oh mare" ed è una specie di inno a bruciare la frontiera. Perché non c'è differenza tra il morire in una baracca e il morire in mezzo al mare. Perché l'unica vera benedizione è farla finita con la miseria. Partono tutti: avvocati, minorenni, disoccupati, imbianchini, uomini, donne. E al mare chiedono solo una cosa: "Fammi solo attraversare che qua mi prende l'ansia! Fammi solo passare, che qua sono senza gioia!". Di seguito trovate il testo del pezzo tradotto in italiano. Leggetelo con attenzione, perché questa è una delle canzoni del rap harraga più importanti. Sia perché Lotfi è davvero molto popolare, sia perché è originario di Annaba. E questa canzone è un po' dedicata ai ragazzi dei quartieri popolari di Annaba, dove anche lui è cresciuto. Annaba infatti, che fu la città di Sant'Agostino tanti secoli fa, da ormai cinque anni è la capitale del harqa in Algeria. Dai suoi quartieri popolari affacciati sul mare, si sono imbarcati per la Sardegna migliaia di ragazzi, e centinaia di loro sono morti lungo la rotta per l'Italia. Tant'è che la canzone si chiude proprio in loro memoria. E allora buon ascolto. E buona lettura.

Speciale musica e harraga: Mzeyra

Mzeyra, di Bramfori, anno 2007, video ufficiale

Dopo Algeria e Tunisia, il nostro tour nel rap harraga ci porta in Marocco. Il pezzo si chiama Mzeyra ed è interpretato da Bramfori, voce emergente del panorama rap underground tangerino. Tangeri è da sempre città di frontiera per la sua posizione geografica all'incrocio tra due mari e due continenti. L'Europa da qui si vede a occhio nudo. Basta salire a prendersi un tè al caffè Hafa, sopra la Qasbah, per osservare le luci di Tarifa al di là del Mediterraneo. Con l'aliscafo, lo stretto di Gibilterra si attraversa in trenta minuti. Ma la maggior parte degli abitanti della città non ha diritto a viaggiare. Perché senza un conto in banca con abbastanza soldi, è impossibile avere un visto. E allora per i ragazzini dei quartieri popolari non resta altro che nascondersi sotto i camion che ogni giorno si imbarcano sui cargo per la Spagna, per Genova, e per il resto d'Europa. Come a Patrasso e a Calais. Sì perché Tangeri è la capitale mediterranea della circolazione delle merci. Qui è stato da poco aperto il Tanger Med, che sarà il porto merci più importante del nostro mare. E qui stanno investendo molto i sauditi per il turismo a cinque stelle. Eppure, paradosso della modernità, per i ragazzi delle classi popolari, viaggiare continua a essere vietato. A meno che quel diritto non se lo riconquistino con i propri corpi, correndo al porto e cercando di nascondersi insieme alle merci, quasi fosse una bravata ai tempi della globalizzazione. "Tutti vogliamo salvarci" dicono, e "chiediamo scusa ai nostri padri" se "nel nostro paese non troviamo pace". Non resta che "attraversare" lo stretto di Gibilterra, perché "di là ricomincerò la vita". Buon ascolto. E buona lettura, perché di seguito trovate la traduzione in italiano del testo.

Speciale musica e harraga: Chenoui Kheloui

Chenoui Kheloui, Reda Taliani, video non ufficiale

Lui si chiama Reda Tamni. Ma tutti lo conoscono come Reda Taliani. Reda l'italiano. Il soprannome glielo hanno affibbiato quando era soltanto un bambino di otto anni, per il modo in cui si vestiva. Da allora di strada ne ha fatta. E oggi, ormai trentunenne, il bambino griffato di Koléa è uno dei protagonisti della scena musicale algerina, grazie a un sound che mischia raï, chaabi e stili tradizionali del Maghreb, e grazi a testi che cantano le aspirazioni della gioventù algerina. Chenoui Kheloui è una di queste. Originariamente si tratta di una canzone della tifoseria del Mouloudia, una delle squadre di calcio di Algeri. Il testo è leggero e a volte il senso si perde a favore delle rime e dei giochi di parole. Il ritornello però è diventato un vero e proprio cult. C'è "un cinese", che ad Algeri è come chiamano quelli della curva del Mouloudia da quando nel 1999 la squadra vinse il campionato e dai quartieri popolari scesero a festeggiare in piazza tanti ragazzi quanti, appunto, gli abitanti della Cina. Il cinese però questa volta gira solitario,kheloui, che qui indica anche uno cresciuto in mezzo alla strada. E così il cinese solitario finisce al porto a guardare le barche. Le barche dei harraga. Ne passa in rassegna i nomi. E inizia a sognare di viaggiare per il mondo, visitando prima Roma, poi la Malesia per decidere infine di stabilirsi in Italia. L'mp3 si scarica tranquillamente da internet. Alcuni miei amici harraga ce l'hanno addirittura salvato sul cellulare insieme agli altri pezzi storici che fanno la colonna sonora di una vera e propria cultura popolare delharqa. Di seguito trovate la traduzione completa del testo. Presto anche in altre lingue. Intanto buon ascolto.
http://fortresseurope.blogspot.com/

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