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domenica 25 marzo 2012

Sanatoria bufala. Chiedono il permesso, rimediano un'espulsione

Sanatoria bufala. Chiedono il permesso, rimediano un'espulsione



 
Migliaia di nordafricani si sono presentati all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma credendo di potersi regolarizzare. Si indaga sul Forum delle Comunità Straniere in Italia: truffa o malinteso?

Roma – 22 marzo 2012 – Sarà la magistratura a decidere se si è trattato di un malinteso o di una truffa, ma intanto la falsa notizia di una sanatoria a Roma continua a mietere vittime. Ieri all’Ufficio Immigrazione di via Teofilo Patini  si sono presentanti 1.150  tunisini per chiedere il permesso di soggiorno, rimediando, nella maggior parte dei casi, un’espulsione. Martedì ne erano arrivati 490, lunedi' 980 e altri 500 si erano presentati tra giovedì e venerdì scorsi.
Sono stati tutti identificati, per alcuni sono stati emessi decreti di espulsione, per altri disposti trattenimenti al Cie di Ponte Galeria, mentre altri sono stati invitati a presentarsi alle questure di riferimento. Tutti i minori sono stati sistemati nei centri di accoglienza per minori mentre per due donne incinte sono state emesse le autorizzazioni per chi e' in stato di gravidanza a rimanere sul territorio.
I nordafricani che si sono involontariamente autodenunciati avevano in mano delle dichiarazioni di domicilio rilasciate dal “Forum delle Comunità straniere in Italia”, dopo un'iscrizione costata venti euro. Un documento che, nella speranza degli immigrati, avrebbe dovuto garantire loro un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Ora bisognerà capire se è stata l’associazione a promettere questa impossibile regolarizzazione o se una semplice offerta di assistenza nelle pratiche è stata fraintesa e, nel passaparola, si è trasformata in una gigantesca bufala che ha attirato a Roma migliaia di nordafricani. L'ufficio immigrazione ha inviato alla procura di Roma due informative sulla situazione: l'ipotesi di reato è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla permanenza di clandestini sul territorio italiano e truffa, visto che alcuni stranieri hanno già presentato querele.
''Si tratta di persone che chiedono il permesso di soggiorno e non asilo politico, molti irregolari sul territorio da anni, nei confronti dei quali in molti casi c'erano gia' dei provvedimenti di espulsione'', ha spiegato il dirigente dell'ufficio Immigrazione della questura di Roma, Maurizio Improta. ''Chi ha messo in moto questo meccanismo lo ha fatto per fare pressione, sfruttando lo Stato di necessita' di questi stranieri a cui hanno fatto credere che venendo a Roma si potesse trovare una soluzione per la loro regolarizzazione'', ha aggiunto, ribadendo che ''non esiste nessuna sanatoria''.
Intanto, il Forum delle Comunita' straniere in Italia è stato diffidato dal rilasciare altre dichiarazioni di domicilio. E sul suo sito internet è apparso il seguente messaggio: ''A seguito di espressa richiesta dei competenti organi di Polizia, si segnala che al momento non esiste nessuna possibilita' che vengano rilasciati permessi di soggiorno e/o equipollenti documenti in favore di stranieri irregolari, e che non esiste alcuna normativa che contempli tale possibilita'. Pertanto e' da ritenersi totalmente infondata e priva di qualsiasi riscontro la notizia secondo cui sarebbe possibile l'ottenimento dei predetti documenti di regolarizzazione''.

la fonte


lunedì 5 marzo 2012

L'eterno e immobile limbo del Cara di Mineo - di Antonio Mazzeo

L'eterno e immobile limbo del Cara di Mineo - di Antonio Mazzeo


Fulvio Vassallo
pubblicata da Fulvio Vassallo

L'eterno e immobile limbo del Cara di Mineo 
di Antonio Mazzeo
È già trascorso un anno e lemergenza si è fatta quotidianità. Un albergo-prigione trasformato in una trappola di precarietà. Spazio dove tutto è lento. Non luogo eterno. Ieri è oggi, oggi domani. Il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Mineo è ancora lì, nella piana di Catania, lEtna imbiancata lontana, un deserto di arance e relazioni sociali. Cinquemila persone, cinquemila vite, cinquemila storie di dolori, dubbi e speranze ci hanno trascorso interminabili mesi nellattesa di un imperscrutabile giudizio divino. Resti! Te ne vai! Dentro! Fuori!. Mille e seicento ci stanno ancora. E tanti ci resteranno almeno sino alla fine dellanno. Sì, perché, nellassenza di un dibattito generale sul diritto dasilo e su quale accoglienza, lo status emergenziale migranti e richiedenti è stato prorogato dufficio al 31 dicembre 2012. Ma le lobby del business migranti Spa sono fameliche e instancabili. Tramano già per il SuperCara 2013 e 2014. Meglio ancora se 2015. Sono il partito unico, coop e aziende di destra e di sinistra a dividersi la torta plurimilionaria della supervigilanza dei corpi-altri, donne, uomini, bambine, bambini. Solo per laffitto dellex villaggio di Mineo, la Pizzarotti Parma proprietaria - riceverà qualcosa come sei milioni di euro allanno. I dirigenti della grande società di costruzioni non lo ritengono un rimborso congruo, ma è il valore di mercato stimato dallUfficio tecnico erariale di Catania. Certo è meno di quanto pagavano i militari americani di Sigonella. Ma a fine 2010 i marines hanno preferito abbandonare la struttura per affittare alloggi più vicini alla grande stazione aeronavale. Comunque è tutto oro colato: senza i rifugiati doltre mediterraneo il residence sarebbe andato precipitosamente in rovina, le villette saccheggiate, il mobilio trafugato. Proprio come è accaduto a Comiso dopo lo smantellamento dei missili Cruise a testata nucleare, nel villaggio-fratello realizzato anche allora dagli operai di Pizzarotti, poi smilitarizzato e trasferito integralmente agli enti locali.
Cè poi il mare di soldi versato per la gestione diretta del Cara, nutrizione, vestizione e scansione dei tempi vuoti degli ospiti-semidetenuti. Poco meno di un mese fa, la Provincia regionale di Catania, soggetto attuatore per decreto del governo, ha confermato laffidamento della struttura al Consorzio siciliano di cooperative sociali Sisifo (LegaCoop), capofila di un raggruppamento composto pure da Sol.Co Calatino, pool di coop politicamente trasversali con sede a Caltagirone, la coop-azienda di ristorazione Cascina di Roma e Domus caritatis. Prenderanno 29,56 euro al giorno più Iva per ogni richiedente asilo per dieci mesi (sino ad oggi erano 24,69 euro), oltre a 30.450 euro per oneri di sicurezza. Con il Cara a pieno regime, duemila ospiti, fatturerebbero complessivamente 17.736.000 euro più Iva e oneri di security. Con i mille e seicento di oggi, un po più di 14 milioni di euro. Più le spese per la manutenzione generale del residence, acqua, luce, eventuali danni alle infrastrutture, i costi per le trasferte delle Commissioni territoriali per la concessione del diritto dasilo e gli stipendi del personale della Croce rossa di guardia al presidio di salute. E gli stipendi e i benefit per lo spropositato numero di vigilantes, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza ed esercito chiamati ad imporre lordine pubblico nel campo daccoglienza di Mineo.
Il capitolato di gara per laffidamento è parecchio esigente. Sisifo e Soci dovranno predisporre cucine e celle frigorifere di dimensioni X e Y, tutte le attrezzature e gli utensili per fornire 2.000 pasti tre volte al giorno, banchi, panche e tavoli mensa. Ancora più minuzioso il menù, pasta o riso tutti i giorni, 100 o150 grammi secondo il condimento, un secondo di carne rossa o bianca, max 200 grammi, contorno di verdura, un frutto. E un litro di acqua minerale al giorno. Ci sarà poi da consegnare ad ognuno un paio di scarpe, un pigiama, quattro slip, due magliette, pantaloni, giaccone, coperte, lenzuola e kit igienico-sanitario. Il personale delle coop dovrà poi garantire i servizi di assistenza generica alla persona, la mediazione linguistica-culturale, linformazione sulle norme italiane in tema dimmigrazione, il sostegno socio-psicologico, lorganizzazione del tempo libero e linsegnamento della lingua italiana. Anche il numero di operatori e assistenti-educatori dovrà rispondere ai parametri e alle tabelle predisposte dal soggetto attuatore. Per le assunzioni e i contratti è stata creata ad hoc la società cooperativa CARA Mineo. Centocinquanta i dipendenti, buona parte provenienti dal comprensorio del calatino, altri perfino da Catania, Acireale e Giarre.
Con larrivo dei nuovi gestori è stato finalmente attivato il pocket money del valore di 3,5 euro al giorno per lacquisto nello spaccio interno al Cara di sigarette e schede telefoniche. Niente denaro in cash, ovviamente, ma solo una carta magnetica con nome, cognome e numero didentificazione che sconta limporto ad ogni acquisto e che vale anche per registrare ingressi e uscite dal campo e il consumo dei pasti in mensa. Dall11 gennaio la carta del grande fratello vale anche come ticket restaurant per acquistare beni di consumo (alcolici e alimenti da cucinare esclusi) in una quarantina di supermarket Despar e Sigma di Mineo, Caltagirone, Grammichele e Catania. Nel campo vige ancora il divieto di prepararsi i pasti da soli, per motivi di sicurezza si spiega. Per non indurre in tentazione si è pensato bene di smantellare cucine e fornelli dalle abitazioni. Ma in tanti, sia per rifiuto dellomologazione e amore del gusto e dellesistenza, sia per la scarsa qualità del cibo, preferiscono disertare le code alla mensa generale. E in qualche modo si arrangiano. E resistono.Girare nel Cara è come muoversi in un limbo ovattato, asettico, distante. Come distanti e lontani sono le persone che lo abitano, che ci vivono. Corpi estranei. Barriere invisibili tra te e loro, noi e gli altri. Si ignorano. Superata lostilità e le diffidenze degli operatori, ne riconosci le enormi differenze per umanità e professionalità. I buoni, i brutti, i cattivi. Il paternalismo e la caritas di mediatori socio-culturali e psicologici, laffabilità del manager che conosce da Lampedusa i drammi dellesodo, lindifferenza dei più, i pregiudizi razziali e razzisti di più di un kapò. E piovuto tantissimo, pozzanghere dappertutto, esprimiamo perplessità sul drenaggio del campo. Il fango lo hanno fatto loro, perché gli piace stare nel fango, commenta la nostra body guard. Meglio far finta di non sentire. E di non vedere le ronde armate degli agenti di Polizia in tenuta antisommossa e nuovo supergiubbotto antiproiettile con impresso gruppo sanguigno personale. Piombano come avvoltoi tutte le volte che si forma una fila, davanti allinfermeria, davanti alle convocazioni dei colloqui con le commissioni territoriali, davanti allo spaccio, davanti alla mensa, davanti al nulla. Accorrono nel loro cellulare blindato e schermato pure se dallaltra parte del viale, lIntrepid Lane, cè chi urla di gioia per avere ottenuto lasilo. Adesso sono molto meno invasivi, ci dicono. In passato era peggio. Ma abbiamo chiesto loro di lasciarci operare tranquillamente, che ci avremmo pensato noi a risolvere eventuali conflitti e discussioni interne. Con lavvento di Sisifo & C. lobiettivo è quello di aprire, per quanto possibile il campo allesterno. Organizzeremo un torneo di calcio con squadre miste di tutte le nazionalità presenti e squadre dilettantistiche del calatino, annuncia la direzione. A Natale abbiamo lavorato ad un Presepe vivente a Mineo, realizzando qui i vestiti. Abbiamo moltiplicato i corsi ditaliano e vogliamo avere gruppi di cucina e di cucito e stage e tirocini professionali nelle aziende per favorire lavviamento al lavoro. Stiamo pure raccogliendo i curricula degli ospiti per creare una banca dati con Italia Lavoro. I bambini, finalmente, frequentano la scuola in paese. Ma è a più di dieci chilometri dal campo. Lontana. Tanto lontana. Come le case dei loro compagnetti. Lontane e inavvicinabili. Loro lì, noi qui. Meglio non farsi illusioni. Mai. Perché si è diversi. Perché a Catania, Roma o Bruxelles hanno deciso che si sarà diversi.Il territorio non è mai stato favorevole al Cara, spiega il direttore di Sisifo, Ianni Maccarrone. Da quando siamo qui non abbiamo mai ricevuto la vista di un esponente politico nazionale o locale, né da parte di alcun assessore o funzionario della regione Siciliana. Solo noi abbiamo richiesto a fine dicembre un incontro con le forze politiche del calatino per mostrare cosa stiamo facendo e ragionare su possibili collaborazioni future. Tutti rivendicano, a parole, piena autonomia dalla politica. Ma al Cara di Mineo il cuore è saggiamente bipartisan. Quello di Sisifo batte per il variopinto arcipelago del Pd siciliano; quello di Sol.Co. Calatino per gli uomini di punta del Pdl. Macchine di voti, incarichi e prebende. Un gradino più in alto la figura di Giuseppe Castiglione, politico uno e trino: Presidente della Provincia di Catania, Soggetto attuatore del Centro daccoglienza di Mineo, Portavoce siciliano del Popolo della Libertà. L1 marzo 2012, giornata mondiale di mobilitazione e sciopero dei migranti, è lui a presentare lesperienza del megacara al convegno su Multietnicità ed integrazione sociale, organizzato in pompa magna alle Ciminiere di Catania dal Pdl e dallAssociazione per lo sviluppo dellimprenditorialità femminile immigrata (ASIFI). A condurre i lavori il suocero-senatore Giuseppe Firrarello.
I gestori sono particolarmente orgogliosi di avere attivato nel campo la raccolta differenziata dei rifiuti. Abbiamo abbattuto di più del 40% i costi della raccolta e sono già in tanti ad avvalersi economicamente dei materiali riciclabili. Il verde tuttavia lascia parecchio a desiderare. Molte palme sono state irrimediabilmente segate. Chiediamo se anche qui cè la piaga del punteruolo rosso. No, sono state tagliate tempo fa per ragioni di sicurezza, lo ha chiesto la Polizia. Forse anche le staccionate divisorie tra le villette sono state divelte per poter spiare chiunque dovunque. Ma il campo è come se restasse a compartimenti stagni, separato e separante. Loro, i neri, anche se neri non lo sono tutti. Che non fanno nulla, non possono far nulla, non devono far nulla. A tutto ci pensano gli altri, i bianchi, anche se bianchi non lo sono in tanti. Poliziotti, carabinieri, militari, medici, giardinieri, psicologi, sociologi, traduttori, avvocati, giudici, guardiani, cuochi, inservienti, operatori ecologici. Facciamo il nostro meglio per farli stare meglio. Sì sicuramente meglio di chi ha avuto la sfiga di finire nelle fauci di qualche pseudo-imprenditore che ha trasformato in centro daccoglienza un appartamento condannato ad essere sfitto e che invece è profumatamente pagato dallo Stato in nome dellemergenza migranti. Mini-mini Cara nascosti in campagna o nelle periferie dei centri siciliani, altra grande vergogna del sistema Italia dello spreco e dellesclusione, su cui Prefetti e sindaci non esercitano alcun tipo di controllo. Perlomeno a Mineo, sulla carta, qualche regola cè. E pure qualche vantaggio. Per questo cè chi ha chiesto ed ottenuto di lasciare quegli appartamenti-ghetto per approdare nel grande villaggio-fantasma di Mineo. È per questo che quattrocento, forse cinquecento persone che hanno ottenuto il permesso di soggiorno hanno scelto di non lasciare Mineo. Avvalendosi della circolare ministeriale del 4 ottobre 2011 che allunga lemergenza-sbarchi sino alla fine del 2012 e autorizza soggetti attuatori e gestori a consentire a tutti di permanere nei centri sino ad allora. Con spese aggiuntive per i contribuenti ma benefici aggiuntivi per i consorzi-coop dei soliti noti. Più leffetto di doppie e triple dipendenze che, cè da scommetterci, creeranno allinfinito ulteriore dipendenza. Moltiplicando il business. E gli appetiti.
Ancora una volta a restar fuori dallaffaire Mineo, laltro grande consorzio siciliano detieni-migranti, Connecting People di Castelvetrano (Tp). Alla gara del 3 febbraio aveva offerto un prezzo di 19,99 + Iva al giorno per richiedente asilo, con un ribasso del 41,21% sul valore base fissato nel bando. Insufficiente tuttavia a ribaltare il punteggio ottenuto da Sisifo con lofferta tecnica e con laggravante di essere ritenuto anormalmente basso dalla Commissione aggiudicatrice. Connecting People però non demorde e minaccia di presentare ricorso, così come aveva fatto davanti al Tar di Catania lo scorso mese di ottobre dopo lesito negativo della prima gara per la gestione del Cara. Allora, i responsabili del consorzio trapanese avevano denunciato lillegittimità dei provvedimenti adottati dalla Provincia di Catania perché gravemente lesivi dei propri diritti ed interessi. In particolare si segnalava che dopo aver fatto trascorrere oltre un mese dalla propria nomina, il soggetto attuatore aveva invitato il Consorzio a partecipare alla gara solo il venerdì 12 agosto 2011, con termine ultimo per presentare lofferta le ore 12 del 17 agosto. Il Consorzio ha avuto a disposizione solo sabato 13, domenica 14, lunedì 15 (ferragosto) e martedì 16, un lasso di tempo così ristretto che risulta assolutamente ingiustificato e non motivato, spiega lesposto. E per poter permettere al soggetto attuatore (nominato il 28 giugno) di indire una regolare procedura ad evidenza pubblica e non con procedura durgenza, alla Croce Rossa era stato consentito di avere in gestione il Cara sino al successivo 30 settembre. Nel ricorso al Tar, Connecting People lamentava pure disparità di trattamento e la violazione della par condicio tra i concorrenti. Mentre noi abbiamo ricevuto linvito alla gara solo il 12, la ditta aggiudicataria lo ha ricevuto il 9 agosto, usufruendo così di un tempo quasi doppio del nostro. Infine, nonostante Sisifo avesse ottenuto sia in merito allofferta economica, sia allofferta tecnica un punteggio superiore ai 4/5 dei corrispondenti punteggi massimi previsti dalla lex specialis la commissione non ha ritenuto anomala lofferta. Anomalia riscontrata invece nella recentissima offerta del potente consorzio coop siciliano.
"Nulla lascia presagire qualcosa di buono per il futuro dei richiedenti asilo di Mineo, commenta Alfonso Di Stefano della Rete Antirazzista Catanese Da mesi la situazione langue nellincertezza dei tempi di definizione delle domande dasilo. La Commissione territoriale, attivata più di due mesi dopo lapertura del campo, esamina poche decine di casi a settimana. Per accelerare i procedimenti, era stata poi prevista la costituzione di una sub-commissione da affiancare a quella di Siracusa, ma dallautunno scorso si è tornati ad una sola operativa, dimezzando i casi esaminati settimanalmente. Così vi sono richiedenti che attendono di essere sentiti da oltre un anno. Mentre sono molte le testimonianze del pessimo servizio dinterpretariato convenzionato con il ministero degli Interni e aumentano le denunce di truffa contro gli interpreti che richiedono denaro per ammorbidire la commissione. Intanto, per ottenere il permesso di soggiorno, ci volevano fino allestate scorsa 20 giorni circa, adesso ci vogliono almeno 2 mesi.Da tempo aggiunge - denunciamo la disumana scelta di segregare migliaia di richiedenti asilo in aperta campagna, interrompendo così i percorsi dinserimento sociale già avviati in precedenti Cara ubicati allinterno delle città. Purtroppo però troppe associazioni del cosiddetto terzo settore non si fanno scappare il business sia che si tratti daccoglienza sia che si tratti di detenzione di persone che hanno il diritto ad una urgente soluzione per la costruzione del proprio futuro. La Rete Antirazzista ha aderito alla campagna nazionale Diritto di scelta perché sia riconosciuto un titolo di soggiorno umanitario ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia. Non possiamo permettere che nelle nostre città sia ancora una volta alimentato lo spazio dombra della clandestinità, consegnando migliaia di donne e uomini allo sfruttamento, spiega Di Stefano. È una sacrosanta questione di dignità, di democrazia e di giustizia.

I MAL TRATTATI :Al Cie di Torino violenti scontri polizia-immigrati

I MAL TRATTATI :Al Cie di Torino violenti scontri polizia-immigrati

Immigrati in fila per ottenere il permesso di soggiorno.

Disordini sono scoppiati nella serata del 4 marzo nel Cie (Centro identificazione ed espulsione) di Torino, stesso luogo dove era esploso il caos nel settembre del 2011. Alcuni immigrati - da quel che si è appreso dalla questura - hanno lanciato calcinacci e altri oggetti contro gli agenti di polizia che hanno risposto con il lancio di lacrimogeni.
Un incendio è stato appiccato nei locali della mensa. Alcuni immigrati hanno divelto alcune grate del Cie e hanno tentato di fuggire, ma sono stati fermati dalla polizia prima che riuscissero a lasciare le strutture del Cie.
L'INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO.Le scene da guerriglia sono cominciate nella 'area blu' del Cie. Botta e risposta rapidamente esteso ad altre aree del Cie con gli altri ospiti che hanno cominciato a inveire contro le forze dell'ordine.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco per spegnere le fiamme.
Domenica, 04 Marzo 2012
FONTE

Arrestati quattro poliziotti per rapina a extracomunitari

Arrestati quattro poliziotti per rapina a extracomunitari

L'operazione della squadra mobile

In un caso, secondo l’accusa, una vittima sarebbe stata anche sequestrata e aggredita. Il ministro Cancellieri. "Reati squallidi". Il questore: "E' una vicenda dolorosa"
 
Una volante della polizia (Businesspress)
Una volante della polizia (Businesspress)
Bologna, 5 marzo 2012 - Quattro poliziotti sono stati arrestati questa mattina dalla squadra mobile di Bologna, su ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Alberto Ziroldi e chiesta dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal sostituto procuratore Manuela Cavallo. L'accusa è di rapina ai danni di extracomunitaridurante i controlli. In un caso, secondo l’accusa, una vittima sarebbe stata anche sequestrata e aggredita.
I quattro arrestati sono agenti in servizio che componevano due equipaggi. Gli episodi contestati sono due. In un caso la vittima fu rapinata da un equipaggio. In un altro caso, un nordafricano, dopo la rapina da parte di un equipaggio, fu poi anche picchiato dopo che il secondo equipaggio (quello accusato della prima rapina) aveva raggiunto i colleghi.
Lo straniero derubato, secondo quanto ha denunciato, successivamente alla rapina, sarebbe stato caricato su un’auto dai quattro agenti e portato in aperta campagna nella zona di Castenaso, nell’hinterland bolognese: qui sarebbe stato malmenato, buttato nell’erba e gli sarebbero anche state rubate le scarpe. Poi i poliziotti lo avrebbero lasciato lì. Lui ha suonato al campanello di una casa chiedendo aiuto, ma la donna che gli ha risposto, spaventata, ha chiamato i carabinieri: i militari l’hanno accompagnato al pronto soccorso del S.Orsola dove l’uomo è stato medicato.
L'indagine della polizia nei confronti dei quattro agenti è partita lo scorso autunno.

IL QUESTORE
“E’ una vicenda dolorosa, è una vicenda che ci amareggia molto. Gli uomini in divisa che sbagliano ho sempre detto che sbagliano due volte”. Così  il questore di Bologna Vincenzo Stingone commenta l’arresto dei quattro poliziotti.
Stingone ne parla a Rimini a margine della presentazione del protocollo regionale per la legalita’ negli appalti: “All’amarezza però - continua Stingone- si accompagna anche un pizzico di soddisfazione. Il dolore, diciamo, è temperato dal fatto, dalla consapevolezza che abbiamo una grande fiducia nella Procura, nella magistratura. E il dolore è temperato anche dal fatto che è stata la squadra mobile, insieme ai colleghi della volante, ad aver operato sin dal primo momento”. Il questore di Bologna assicura che l’inchiesta specifica è stata condotta con scrupolo: “E’ un’indagine che hanno approfondito con zelo, che abbiamo fatto ed è stata fatta col massimo scrupolo, rigore e trasparenza” conclude Stingone.

IL MINISTRO CANCELLIERI
“Queste cose danno sempre molta tristezza”, dà tristezza “accorgersi che esistono problemi di questo genere,reati così squallidi come questo. C’è anche molta gratitudine per la magistratura, diciamo alla magistratura di lavorare con serieta’ perche’ noi siamo sempre dalla parte delle regole”. Così il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri.
LA FONTE

venerdì 2 marzo 2012

I MAL TRATTATI :Cie di Bari, un immigrato denuncia: "Ci caricano di calmanti e anestetici"

I MAL TRATTATI :Cie di Bari, un immigrato denuncia: "Ci caricano di calmanti e anestetici"

Una lunga testimonianza di un giovane nordafricano che era rinchiuso nel centro di identificazione e di espulsione pugliese. ''Se facciamo lo sciopero della fame ci dicono 'solo morto uscirai di qui'

Martedì, 14 febbraio 2012 - 17:36:00
immigrati
Qui al centro c’è un ispettore che io chiamo Sharon Italia. Odia tutti gli arabi e i musulmani e ha una frase che ci ripete in continuazione: “Ti taglio la testa e ci gioco a calcio”. Se fai qualcosa o chiedi qualcosa che ti spetta di diritto arrivano a picchiarti e a portarti in isolamento per tre giorni, alla fine dei quali ti riportano al centro e da qui ricomincia la conta dei giorni, iniziando da capo come se fossimo ancora all’inizio”. Sono parole di un giovane tunisino che racconta i suoi mesi di detenzione nel centro di espulsione e di identificazione di Bari Palese. Un ragazzo che ha partecipato alla primavera araba e che oggi non si trova più nel Cie pugliese.
La cosa più disumana è che ci caricano di calmanti e anestetici in modo che rimani drogato e senza che te ne rendi conto non dai fastidio – continua il giovane –. Di solito questi medicinali dovrebbero essere prescritti dai medici, qui invece ce li somministrano senza né prescrizione né spiegazione, e così ci distruggono psicologicamente, fisicamente ed emotivamente”. Sono stralci di una lunga lettera giunta a Redattore Sociale e di cui abbiamo verificato l’autenticità. La pubblichiamo come testimonianza della detenzione in uno dei Cie italiani dal punto di vista dei reclusi.
Se per caso decidi di fare lo sciopero della fame viene l’ispettore che ti fa paura dicendo che lo sciopero lo puoi anche fare perché solo da morto potrai uscire da qui – è scritto nel documento –. A chi leggerà queste pagine noi chiediamo di dirci se per qualunque motivo noi siamo ritenuti criminali, terroristi o altro. Abbiamo chiesto aiuto a questo paese e ora stiamo peggio di prima. Ci trattano da schiavi. Fanno uscire chi vogliono e tengono dentro chi vogliono”. All’inizio della lettera, chi scrive racconta le aspettative che aveva imbarcandosi verso l’Europa. “Sono fuggito dal mio Paese, la Tunisia, a causa di numerosi problemi che mi sono successi e qui ho trovato molta gente anch’essa fuggita come me da problemi politici e sociali. Qui in Italia, al contrario di quanto ci aspettassimo, al posto di ricevere il tanto desiderato aiuto, ci siamo imbattuti in altri grossi problemi, e ciò accade soprattutto al centro di Bari Palese”.
Il resoconto prosegue descrivendo le misure di sorveglianza. “Veniamo trattati come assassini o terroristi. Il luogo è completamente circondato dall’esercito che ci osserva e ci tiene sotto controllo anche dalle torri e dalle pareti, senza mettere in conto che siamo rinchiusi da delle enormi porte di ferro molto alte e controllati a distanza da delle telecamere di videosorveglianza. Siamo circondati da tre muri alti circa 15 metri l’uno, di ferro e di cemento armato. All’interno di questo centro-prigione non abbiamo nessun diritto. Questo non è un centro ma un vero e proprio carcere dove tengono rinchiuse persone senza nessuna motivazione, l’unico loro reato è stato quello di aver superato la frontiera nascosti per giusta causa”.
L’autore della lettera denuncia anche la difficoltà di accedere alle informazioni sulla propria detenzione. “Se fai richiesta scritta per parlare con un assistente sociale devi attendere come minimo almeno quattro o cinque giorni prima che tu abbia la possibilità di parlarci. All’incontro con lui le domande sono sempre le stesse e sono del tipo perché siamo qua, quando usciamo e a che punto è arrivata la nostra pratica, e ovviamente le risposte sono sempre le stesse e infatti la solita scusa loro è che la pratica è dal giudice e che sarà lui a decidere. E anche il giudice non si sa mai quando poterlo incontrare a costo di attendere giorni o addirittura mesi, e quando finalmente lo incontri lui ti consegna una carta in cui c’è una proroga della detenzione di trenta giorni e ti chiede di firmare. Nel caso tu rifiutassi o chiedessi il motivo della tua firma, ti convince dicendo che è solo per finire la pratica e fare i propri accertamenti”.
Secondo il giovane tunisino, nel Cie subiscono una lunga detenzione anche persone perfettamente identificabili. “C’è gente che è qui da sei mesi e non è stata ancora identificata. In sintesi siamo diventati come animali da commercio e ci usano quanto più restiamo rinchiusi qui in modo da guadagnare sempre più denaro – racconta il testimone -. Ci sono altre persone che hanno sia la carta d’identità che il passaporto per tornare al proprio paese e nonostante ciò non sono state identificate e nessuno vuole liberarli. Mi chiedo spesso se ci libereranno presto oppure dovremo restare ancora qui rinchiusi almeno finchè non venga un altro gruppo di sventurati a prendere il nostro posto. Credo che sia l’unico modo per uscire anche perché non gli conviene affatto tenere il centro vuoto”.
(da Redattore Sociale)

giovedì 1 marzo 2012

(denunzia La Corruzione E La Schiavitù in Italia)

(denunzia La Corruzione E La Schiavitù in Italia)


AIUTATICI DI PUB QUESTA PAGINA CHE SARA LA VOSTRA VOCE PER DENUNCIARE
OGNI TIPO DI CORRUZIONE E OGNI TIPO DI MALTRATTAMENTO CHE SUBISCA L'IMMIGRATO E NO IMMIGRATO . BASTA STARI ZITTI PERCHÉ STARI ZITTI SIGNIFICA ESSERE PARTECIPE A QUESTO CRIMINE   
LAID ADEL
TUNISINO E ITALIANO LIBERO

VI ASPETTO QUI




CIE di Modena. Sciopero della fame e della sete

CIE di Modena. Sciopero della fame e della sete


Mercoledì 22 febbraio. I reclusi del Centro di Identificazione ed Espulsione di Modena sono insciopero della fame e della sete da due giorni. Alla protesta partecipano tutti i 56 reclusi della struttura.
Il CIE di Modena è l’equivalente di unsupercarcere per senza documenti. Le condizioni di detenzione sono peggiori che altrove, l’isolamento molto più rigido. Ormai da un paio d’anni anche in altri CIE è stato impedito agli “ospiti” di tenere i propri telefoni cellulari, a Modena non è mai stato possibile comunicare con l’esterno se non dietro stretta sorveglianza dei gestori del Centro, la Misericordia di Giovanardi, fratello gemello dell’ex ministro del PDL.
Nonostante l’isolamento questa volta le notizie sono filtrate all’esterno.
scatenare la protesta, durissima e compatta dei prigionieri, l’inganno messo in atto dalla Questura modenese, che aveva promesso, che, nonostante il recepimento da parte del governo italiano della direttiva rimpatri, allo scadere del sesto mese di detenzione, nessuno sarebbe rimasto nel CIE.
Nei giorni scorsi diversi immigrati sono passati dal giudice di pace che ha prolungato di altri due mesi il soggiorno forzato a Modena. Chi entra in un CIE passa sempre dal giudice di pace che, di volta in volta, aggiunge due mesi a quelli iniziali.
I reclusi sono decisi a resistere finché non otterranno la libertà.
Circolano indiscrezioni su un possibile cambio della guardia nella gestione della struttura emiliana, poiché la Misericordia che l’ha in gestione sin dall’apertura, potrebbe non presentarsi per la prossima gara di appalto. La riduzione del contributo diario per ogni prigioniero renderebbe meno redditizio l’affare. Secondo le stesse fonti tra i possibili concorrenti ci sarebbe la francese Gepsa, che un anno fa sarebbe dovuta subentrare al consorzio Connecting People nella gestione del CIE di Gradisca d’Isonzo, ma per una serie non troppo chiara di inghippi amministrativi, di fatto è rimasta fuori.
LA FONTE