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sabato 21 gennaio 2012

Speciale musica e harraga: Kamkam l'harqa

Speciale musica e harraga: Kamkam l'harqa


Lui è un volto nuovo del rap tunisino. Ha iniziato a suonare dopo la caduta del regime di Ben Ali nel gennaio scorso. Si chiama Karim Kamkam e Kamkam l'harqa è uno dei suoi primi pezzi. Forse non ha girato molto, ma è interessante per il suo testo. Perché ci accompagna verso quello che pensa la maggioranza dell'opinione pubblica sulla riva sud del Mediterraneo. Ovvero che bruciare la frontiera non valga più la pena. Nel suo pezzo Kamkam racconta di un ragazzo, della sua vita di privazioni materiali e di espedienti illegali per tirare a campare, e dei suoi sogni di una vita "troppo chic" in Europa. Cose tipo incontrare una Jennifer Lopez, avere dei figli con la cittadinanza europea e tornare con una Jaguar e la popolarità di un divo come se fosse Maradona. Ma l'Europa che incontra è diversa. Per la prima volta nella vita prova la fame, la sete e dorme al freddo sotto i ponti, fino a quando un bel giorno la polizia lo arresta senza che abbia nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo. Al commissariato, tra uno schiaffo e l'altro, un ufficiale gli chiede cosa è venuto a fare di qua dal mare. E lui risponde: "Un sogno mi ha portato". Ecco però che il sogno è diventato un incubo. E Kamkam non esita a dire ai suoi coetanei di non partire, che non vale la pena, e piuttosto di provare, di gustare la vita in Tunisia. Perché dall'Europa si rischia di tornare in una bara. Mentre nel frattempo se ne vanno gli anni migliori della gioventù. Pensano lo stesso ormai molti giovani. E infatti non è un caso che dalla Tunisia nel 2011, con le frontiere senza controllo e l'economia al collasso, siano partiti harraga per Lampedusa "solo" 30.000 ragazzi su 10 milioni di abitanti, e che una volta capito che non si passava più, le partenze siano cessate. Insomma la cultura harraga è molto minoritaria ormai. Appartiene soprattutto ai ragazzi dei quartieri popolari, che vedono nella frontiera il proprio riscatto. Ma il grosso della gente la pensa in un altro modo. Tutti ormai sanno che in Europa c'è crisi economica e che il razzismo ha raggiunto livelli insopportabili. E allo stesso tempo i cambiamenti politici che ci sono stati in tutta la riva sud con i moti popolari di quest'anno che hanno portato alla fine della dittatura in Tunisia, Libia ed Egitto e a importanti riforme in Algeria e Marocco, hanno infuso speranza e ottimismo nella prima generazione figlia del boom economico di questi paesi. Il che è soltanto un'altra ennesima ragione per aprire le frontiere anche a sud dell'Europa, come già è stato fatto cinque anni fa con l'Europa dell'est. Perché l'invasione non ci sarà. Esiste soltanto nelle nostre paure. E allora buon ascolto. E come al solito buona lettura, perché di seguito trovate il testo tradotto del pezzo.

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