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sabato 18 febbraio 2012

I FAMILIARI DEI TUNISINI SCOMPARSI MISSIONE CONTINUA 3

I FAMILIARI DEI TUNISINI SCOMPARSI MISSIONE CONTINUA 3

Parenti detective a caccia di scomparsi
a Palermo i genitori dei tunisini dispersi

Sei famiglie in rappresentanza dei tanti genitori disperati rimasti in Tunisia, sono arrivate a Palermo alla fine di gennaio per cercare di ricostruire il destino di 800 giovani fuggiti nei giorni della rivolta contro Ben Ali.

di CLAUDIA BRUNETTO
Li cercano ovunque. Nei centri di prima accoglienza, nelle carceri, nelle sedi delle associazioni di volontariato. Bussano alle porte delle questure e dei commissariati. Pronti a mostrare fotografie, ritagli di giornali, documenti e frammenti di video trasmessi durante i telegiornali.
Sono i parenti degli 800 ragazzi tunisini di cui non si hanno più notizie da marzo scorso, quando sull'onda della rivolta che ha messo fine al regime di Ben Ali, scapparono dal loro Paese alla volta dell'Italia.

Sei famiglie in rappresentanza dei tanti genitori disperati rimasti in Tunisia, sono arrivate a Palermo alla fine di gennaio e non hanno intenzione di andarsene finché non avranno notizie di questi ragazzi. Li chiamano i desaparecidos del Mediterraneo, tutti giovani fra i 19 e i 35 anni, approdati a Lampedusa. Questa almeno è la speranza dei familiari. Che i ragazzi siano vivi, appunto, da qualche parte in Italia, e non dispersi in mare. Ma degli 800 scomparsi, numero stimato dalle famiglie, soltanto 250 hanno lasciato traccia del loro arrivo in Sicilia.

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"Mio figlio  -  dice Meherzia Rawafi, madre di Mohamed, partito da Tunisi a marzo scorso a soli 19 anni  -  è vivo l'ho visto in un servizio del telegiornale. Anche se ho un altro figlio molto malato a Tunisi, da qui non me ne vado senza notizie
certe su mio figlio. Ho intenzione anche di chiedere la protezione umanitaria". Con lei c'è anche Noureddine M'Barki che cerca il figlio Karime di 20 anni. "Era su un barcone arrivato a Lampedusa. Ho la foto. È vivo. Mio figlio è partito insieme a tanti altri. Il governo tunisino e quello italiano possono aiutarci, ma non stanno facendo molto per noi". Oggi, infatti, per volere del governo tunisino che fino a ora ha sostenuto il loro viaggio, le famiglie dovranno lasciare l'albergo in cui sono state ospitate fino adesso. Ma non hanno intenzione di andare via.

"Faremo  -  dice Soltani Imed, zio di due ragazzi scomparsi di 25 e 30 anni arrivati di certo a Linosa  -  un presidio in tenda davanti alla sede del nostro consolato. E inizieremo anche lo sciopero della fame. Chiediamo che Italia e Tunisia trovino un accordo per confrontare le impronte digitali di questi ragazzi, confronto essenziale per ritrovarli. Da qui non ce ne andiamo. Ci sono centinaia di famiglie in Tunisi a cui dobbiamo portare buone notizie". A sostenere le famiglie tunisine, ci sono Laid Adel del Front nazional de concorde e Rebecca Kraiem dell'associazione Giuseppe Verdi. Oltre all'appoggio della Cgil immigrati di Palermo e dell'Arca.

"Le famiglie  -  dice Adel  -  chiedono notizie certe. Anche di sapere se i loro figli sono morti, per piangere una volta sola e dare loro la giusta sepoltura. In Tunisia un padre è morto per il dolore perché il figlio di cui non aveva notizie risultava nella lista dei morti, ma poi si è scoperto che è vivo, ma non si sa dove si trova. I governi italiano e tunisino creino un coordinamento ad hoc per dare delle risposte precise alle famiglie".
(09 febbraio 2012)
FONTE 

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