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mercoledì 22 febbraio 2012

I FAMIGLIARI DEI TUNISINI SCOMPARSI MISSIONE CONTINUA 13

I FAMIGLIARI DEI TUNISINI SCOMPARSI MISSIONE CONTINUA 13


Prefetto Angela Pria



I genitori al Viminale, il "blocco" è tunisino
Fonte: il Manifesto
Mercoledì 22 Febbraio 2012 10:20 -



ROMA - «Aiutateci a trovare i nostri figli». Ne hanno fatta di strada Noureddine Mbarki, Imed
Soltani e Meherzia Raouafi e ieri sono arrivati in uno dei luoghi "topici" della loro ricerca: il
ministero dell'Interno italiano.      Il Viminale, infatti, ha aperto le porte alla delegazione che
rappresenta 256 genitori tunisini che da un anno cercano i loro figli, partiti a marzo per l'Italia e
mai più tornati. Ad accompagnali alcune delle persone che li stanno aiutando: Rebecca Karem,
le associazioni Pontes e 2511 di Milano, da mesi sulle tracce degli scomparsi, e Stefano
Galieni, responsabile immigrazione di Rifondazione.
La faccenda è complicata ma ha assunto una rilevanza politica esplosiva. Anche su questo si
giocano i nuovi rapporti tra Italia e Tunisia «liberata». Lo dimostra proprio l'incontro fissato dal
Viminale. Oltre alla disponibilità della direttrice del Dipartimento per le Libertà Civili e
l'Immigrazione, Angela Pria, ad accogliere il dramma di questi genitori, c'è anche la
consapevolezza che esiste una pressione reale. Per questo le istituzioni italiane ci tengono a far
sapere che è il governo tunisino a "temporeggiare". Massima disponibilità da parte italiana a
confrontare le impronte custodite dalla Tunisia (a 16 anni vengono prese a tutti i cittadini) con
quelle raccolte in Italia. Questioni diplomatiche, che fanno dire a Federica Sossi del gruppo "Le
2511": «Le impronte sono un modo per identificare le persone, e farle scomparire, espellerle.
Mai per ritrovarle». I parenti sono apparsi molto scossi dalla notizia che sarebbe la Tunisia a
impedire il riconoscimento: «Perché non ci aiutate?», il messaggio lanciato ieri.. Tra loro e la
Tunisia le cose non vanno molto bene da quando, dopo essere stati "inviati" in Italia dal
ministero degli esteri si sono trovati praticamente senza sostegno, tanto che ieri si è formato un
comitato romano per dare una mano sia dal punto di vista politico che pratico. «C'è una forte
confusione in Tunisia -ha detto Oujedane Majri dell'associazione Pontes - questi cittadini stanno
dimostrando di essere capaci di usare gli strumenti della democrazia: manifestazioni, sit-in. Ma
questo al governo tunisino non piace. Nella Tunisia liberata, la democrazia si sta costruendo dal
basso»

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