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mercoledì 6 marzo 2013

C.I.E DI MILO TRAPANI L'ORRORE CONTINUA FEBBRAIO 2013

C.I.E DI MILO TRAPANI L'ORRORE CONTINUA FEBBRAIO 2013

DI LAID ADEL

Questa è la realtà del CIE di Trapani (Milo), intervista con Adel, Francesca e io......i primi 

minuti sono in arabo, ma dall'ottavo minuto in poi va in italiano!

CON LA PARTECIPAZIONI

DI

borderline-europe/Borderline Sicilia ONLUS, 21/02/2013 

CIE di Milo (Trapani): l'orrore continua

Il 19 febbraio 2013 alcuni membri delle associazioni borderline-europe e Borderline Sicilia hanno visitato il CIE di Milo, a poca distanza dalla città di Trapani. 

La situazione incontrata è di grandissimo disagio, in parte dovuto alla condizione psicologica e fisica in cui versano i migranti “normalmente” nel venire sottoposti a trattenimento in un centro di identificazione, vale a dire quando vengono privati della propria libertà personale per un tempo a priori indeterminabile (o meglio determinato solo in un possibile massimo di 18 mesi). La situazione in cui si trovano gli “ospiti” del CIE di Milo è però particolarmente difficile ed inaccettabile: moltissime persone riportano ferite e traumi non curati, se non con calmanti e aspirine; nella struttura lavora infatti un unico medico che è presente otto ore al giorno, poiché gli altri medici si sono licenziati in blocco per protestare contro le pessime condizioni lavorative in cui erano costretti ad operare, secondo le informazioni forniteci da alcuni degli operatori del centro in questione. I membri dell'associazione borderline-europe hanno potuto appurare un eccessiva somministrazione di calmanti e ansiolitici, utilizzati per “tenere calmi gli ospiti del Cie”, come ci riferiscono sia gli operatori, che il personale della polizia e i migranti stessi. I quali lamentano anche condizioni di sonnolenza a seguito dei pasti. Il cibo che gli viene fornito è in pessime condizioni, riso crudo e sabbia in mezzo all'insalata, e il mattino un bicchiere di latte annacquato con un pezzetto di pane. Gli “ospiti” hanno lamentato il malfunzionamento dell'assistenza sanitaria, spesso non vengono portati in infermeria per giorni nonostante manifestino seri problemi (ci sono alcuni diabetici e persone che presentano arti gonfi e lividi). Alcuni detenuti ci hanno riferito il caso di un “ospite” praticamente dipendente da cure ed accudimento da parte di terzi, persona della quale pero non si occupano gli operatori ma degli stessi detenuti. Anche l'incontro con gli assistenti sociali avviene sporadicamente, alcuni ospiti attendono a più di due settimane il colloquio con l'assistente sociale. Durante il giro del centro i membri di borderline-europe si sono potuti avvicinare alle sbarre dietro le quali si concentravano gli “ospiti”, i quali incitavano ad entrare nei dormitori per scattare delle foto, cosa che però non ci é stata concessa, nonostante il permesso accordatoci precedentemente dalla Prefettura. La struttura del centro, nonostante sia di recente costruzione riporta gravi danni, causati anche dall'esasperazione dei migranti detenuti, che li porta a compiere atti dimostrativi contro le strutture ma anche contro se stessi. Numerosi sono stati infatti i casi di autolesionismo, confermati dagli stessi operatori e dal medico dell'ente gestore, la cooperativa L'Oasi (che attualmente ha in gestione anche i CIE di Modena e Bologna e che in futuro gestirà anche l'altro CIE presente sul territorio di Trapani, ora in ristrutturazione, il Serraino Vulpitta).

La tensione all'interno del campo é acuita anche dalla totale inattività alla quale sono costretti i migranti. Non è previsto alcun tipo di attività ricreativa, nemmeno di carattere sportivo e pochissimi sono gli oggetti che ai detenuti è consentito tenere all'interno dei moduli detentivi. Stando a quanto affermato dai detenuti con cui i membri di borderline-europe hanno parlato addirittura il possesso di libri sarebbe vietato per il timore che li si possa usare per appiccare incendi all'interno del campo. Gli operatori sociali sostengono che sia così per un problema di pubblica sicurezza, ma alcuni membri della polizia hanno negato che la pubblica sicurezza fosse la causa della mancanza di attività ricreative, sostenendo invece che diveniva un problema proprio per la mancanza di attività ricreative. 

Questa tensione ha provocato spesso rivolte e azioni repressive anche molto violente da parte delle forze dell'ordine che si occupano della sorveglianza. Il team di borderline-europe ha potuto riscontrare personalmente i segni di tali pestaggi.

Questo esempio ed altri, hanno permesso ai membri dell'associazione borderline-europe di riscontrare una situazione di grave malessere anche fra gli stessi operatori dell'ente gestore, che non percepiscono lo stipendio da due mesi. Ciò incide ovviamente in maniera molto negativa sulla qualità delle prestazioni erogate dall'ente stesso. Le difficoltà nel controllare la situazione interna al centro e nel garantire ai migranti trattenuti un tenore di vita dignitoso sono evidenti e ammesse anche da chi lavora quotidianamente presso lo stesso.
borderline-europe/Borderline Sicilia ONLUS, 21/02/2013 


mercoledì 17 ottobre 2012

LA STORIA DEL PIÙ VECCHIO PRIGIONIERO POLITICO A TUNISI FIN ORA

LA STORIA DEL PIÙ VECCHIO PRIGIONIERO POLITICO A TUNISI FIN ORA


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LIBERATE EL CHAIK AHMED LAZREG ( 1986 / 2012 ) 


ANCORA IN CARCERE


SALVE A TUTTI E LA STORIA FOTOGRAFICA D'UN 


PRIGIONIERO POLITICO DI PRIMA E DOPO LA 


RIVOLUZIONE A TUNISI 



E IL PIÙ VECCHIO PRIGIONIERO POLITICO DI TUTTI I 


TEMPI ANCORE IN CARCERE MALGRADO LA RIVOLUZIONE


 TUNISINA CHE E AVVENUTA PER ROMPERE LE CATENE DEL


 MALE E DELL'INGIUSTIZIA

 .

NOSTRO PERSONAGGIO E IL CHAIK (IL SIN ) AHMED 



IMHAMED LAZREG PRIGIONIERO DAL 1986 FIN ORA . E LA 



PERSONA CHE BEN ALI A USATO COME ESCA PER 


PREPARARE IL SUO COLPO DI STATO E AVVICINARSI A


 BOURGUIBA A CARTAGE , E UN VITTIMA D'UNA MALE


 POLITICA MAFIOSA E CHE FIN ORA SI TROVA IN CARCERE


 MALGRADO IL SUO STATO DI SALUTE E TUTTI CHE


 VOGLIANO SAPERE LA STORIA INTERA DI QUESTO UOMO


 POTETE CONTATTARMI SU 3271717279 PER CREARE UNA


 PRESSIONE INTERNAZIONALE FIN CHE TORNA QUESTO


 UOMO ALLA SUA FAMIGLIA .



LAID ADEL



VIVO IN ITALIA E SONO UN CITTADINO ITALIANO TUTTI I


 APPARTENENTE AL MONDO CIVILE POSSANO 


CONTATTARMI SU IL NUMERO SOPRA INDICATO


LO STATO DI SALUTO DEL PRIGIONIERE DI TUNISI DOPO LA RIVOLUZIONE  








I VERTICE DELLA MALE POLITICA TUNISINA 
I DITTATORI 










LA FAMIGLIA DEL PRIGIONIERO E ALTRI SOLIDARIE   




LA VITTIMA DEL COMPLOTTO POLITICO DI BEN ALI


GANOUCI L'AMICO DELLA VITTIMA TRADISCE  APPENDE ARRIVATO AL POTERE 


BY- TUNISINO LIBERO 
3271717279

domenica 29 luglio 2012

Un Genocide au Nom de Dieu et con l’accord du Belge e la France

L'EUROPA DEI RIDITI E DEI VALORE
=
L'EUROPA ASSASSINA 

Per non dimenticare i genocidi  compiuti al nome di dio dei cristiani 

e con l 'appoggio del europa civile e sopratutto IL  BELGIO E LA FRANCIA  



السلام عليكم و رحمة الله و بركاتهانتهى عصر العبوديه كل شعوب الأرض من حقها أن تنعم بالحريهامرنا الله بالعلم و التعلم و نشر العلم لذا انا أسعى للعلم و المعلومه حتى أضعها في خدمة الإنسان أينما كان المهم أن تكون ذات نفع و إيفادهSALVEIO SONO UN SEMPLICE CITTADINO CHE APPARTIENE A QUESTO MONDO AMO LA LIBERTA E LOTTO PER LA LIBERTA DEI POPOLIQUA POTETE TROVARE UN PONTE CULTURALE CHE UNISCE IL MONDO NON RAZIALE.

mercoledì 11 luglio 2012

I CRIMINI DI BERLUSCONI E SIBSSI : حتى لا ينسى السبسي جرائمه في حق شباب الثورة

I CRIMINI DI BERLUSCONI E SIBSSI :  حتى لا ينسى السبسي جرائمه في حق شباب الثورة




حتى لا ينسى السبسي جرائمه في حق شباب الثورة
الإغرار بالشباب و فتح و ترك السواحل البحرية دون رقابة للتخلص من قوة الثورة .
لن ننسى أبدا
نداء إلى الشباب التونسي لا تلقوا بأنفسكم للتهلكة إن القارة العجوز أصاحة أفقر القارات .

immigrati e il destino tragico : il cimitero del mare

immigrati e il destino tragico : il cimitero del mare




«54 clandestini morti di fame e sete»



Immigrazione, nuova strage in mare: 
«54 clandestini morti di fame e sete»






Erano in viaggio dalla Libia all'Italia. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati: disidratati e deceduti progressivamente


ROMA - Nuova tragedia in mare: 54 persone che tentavano di raggiungere l'Italia dalla Libia su un gommone sono morte, per disidratazione, nei giorni scorsi. Lo riferisce un comunicatodell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) riportando la testimonianza dell'unico superstite che ha raccontato un calvario durato 15 giorni.

Gli immigrati (in tutto 55) erano partiti dalle coste libiche a fine giugno - ha raccontato l'unico superstite ricoverato in un ospedale tunisino - e dopo un giorno di navigazione erano arrivati in prossimità della costa italiana. Ma «i forti venti avrebbero spinta indietro l'imbarcazione, un gommone che dopo alcuni giorni ha iniziato a sgonfiarsi», ha proseguito il testimone - secondo una nota - parlando con gli operatori dell'Unhcr che lo hanno incontrato.

A bordo non c'era acqua e gli immigrati sarebbero morti, progressivamente, di sete e disidratazione dopo aver tentato di bere anche l'acqua salata. Il superstite, un eritreo, è stato avvistato ieri notte a largo delle coste tunisine, mentre era aggrappato a resti del gommone ed un tanica, da alcuni pescatori che hanno allertato la Guardia Costiera tunisina che
è poi intervenuta per il soccorso. L'uomo è stato immediatamente portato all'ospedale di Zarzis dove è ricoverato per assideramento e disidratazione.

«È una vera tragedia» ha dichiarato Alexander Aleinikoff, vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati nella nota, appellandosi «ai comandanti delle imbarcazioni nel Mediterraneo affinch‚ prestino la massima attenzione a possibili casi di migranti e rifugiati in difficoltà che necessitano di essere soccorsi». «Il Mediterraneo - ha ricordato - è uno dei tratti di mare più trafficati del mondo ed è fondamentale che l'antica tradizione del salvataggio in mare continui ad essere rispettata».

L'Unhcr che sottolinea di aver «appreso con profondo rammarico la notizia» ricorda che dall'inizio dell'anno a oggi circa 1.300 persone sono giunte via mare in Italia dalla Libia e stima che quest'anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di giungere l'Europa dalla Libia.